Luciano Pozzi

Il mio avvicinamento alla fotografia e' avvenuto a 20 aa, quando forse per orgoglio o forse per scommessa decisi di riprendere in mano una vecchia Kodak Retinette degli ani 60 parcheggiata in un cassetto per oltre un decennio e li tenuta come un misterioso monolito. Un buon manuale di fotografia trovato nel momento giusto mi permise non solo di svelare quel mistero nel cassetto ma soprattutto di comprendere finalmente quali dinamiche di ottica e diaframmi governano il fenomeno dell'immagine . Da quel momento capii che stava per aprirsi un mondo nuovo davanti a me , ma soprattutto una, mille realta' che con il trascorrere del tempo avrebbero lasciato il posto a qualcosa che si sarebbe rivelato come un canale per l'individuazione di molteplici verita'.
Per arrivare a cio' il percorso non sarebbe stato breve ma disseminato di tanti dubbi e incertezze : la conoscenza dei grandi maestri della fotografia, il loro insegnamento, i loro esempi ,i miei ripetuti errori e , perche' no, la mia prima meravigliosa notte in camera oscura
mi avrebbero spalancato le porte verso uno strumento di proiezione non tanto al mondo quanto alla vita.
E da quella impostazione di metodo sarebbero in seguito decollate esperienze personali con cui non solo avrei conosciuto questa disciplina ma anche realizzato un percorso introspettivo nuovo e inatteso di cui mi sarei via via servito per conoscere me stesso non solo come entita' umana
ma anche come autore. Si, perche' argomenti da sempre presenti e orbitanti nel mio pensiero, proprio grazie alla fotografia avrebbero potuto arricchirsi finalmente di una interpretazione
nuova, per non dire un piu' avanzato livello di conoscienza .La fotografia e' stata di fatto un un'interfaccia meravigliosa verso tutte quelle variabili e quei parametri della vita che altre
fonti di conoscienza e di informazione difficilmente riescono a trasmetterti.
Il Paesaggio dapprima Naturale e successivamente Urbano hanno rappresenato il mio primo banco di prova e mi avrebbero accompagnato a tuttoggi in un percorso di ricerca che non voleva fermarsi a una semplice e appagata documentazione oggettiva bensi aprirmi la porta verso una interpretazione soggettiva dell'elemento umano per il modo in cui esso si integra e si coniuga con l'ambiente. Come medico, una mia visione delle cose e del mondo ha sempre avvertito questo binomio e soprattutto il ruolo che l'ambiente esercita sull'uomo da quando nasce a quando perde i suoi equilibri bio-dinamici, presupposto essenziale perche' si arrivi alla malattia.
Non c'e' bisogno di trovarsi a vivere a pochi passi da un insediamento siderurgico o chimico per capire come realta' meno angosciose possano spesso aprire le porte a uno squilibrio della esistenza umana: scarse e mal calcolate distribuzioni degli spazi,approssimativo posizionamento dei servizi, mancato riconoscimento del valore che la luce puo' avere ogni giorno nella qualita' della nostra vita puo' assurgere a presupposto per un'esistenza spesso assurda.
Tutto cio' senza trascurare il ruolo che manufatti , piu' o meno splendidi sotto il profilo dello stile,possono avere nell'arricchimento o nel decadimento stesso del territorio.
E' altresi scontato che questo genere di fotografia come altri generi, specialmente in un epoca di trasformazioni caotiche come quella che stiamo vivendo e' soggetto al ruolo di tante variabili, tutte piu' che mai destinate a modificare i termini della questione.
L'uomo e la sua esistenza cambiano in modo talvolta incontrollabile e il rapporto che esso ha con l'ambiente oggi puo' spiegarsi, mentre gia' domani puo' apparire superato per non dire folle. La risultante obbligata per questo tipo di soggetto si esprime attraverso un sforzo analitico e sintetico quasi sempre molto impegnativo poiche' tutto parte dal presupposto che si conosca con dovizia di particolari il teatro ambientale che si vuole esprimere e testimoniare.
A non semplificare le cose contribuisce uno dei difetti storici della fotografia, ossia la sua non completa veridicita',riconosciuta , sospettata e dibattuta sin da quando comincio' ad esistere. Quante immagini fotografiche possono davvero rappresentare la testimonianza assoluta e unica della realta' ambientale e situazionale che esse vorrebbero consegnare all'osservatore?
Quanta manipolazione manuale,tecnica e di pensiero ha segnato il percorso della fotografia dai suoi primordi a oggi ? Questi particolari, lo confesso,mi accompagnano spesso nei momenti in cui tengo fra le mani l'obiettivo e mi fanno pensare che l'utilizzo di massa della manipolazione piu o meno facile, piu' o meno lucida, abbia finito col produrre la consapevolezza di massa della manipolabilita' a ogni costo. Tutto cio' credo che ci portera' a una crisi fatale di quel regime di veridicita' che la fotografia ha creduto di poter introdurre sin dalla sua nascita.
Chi scrive ,con i suoi non pochi 59 anni di eta',fotoamatore dall'eta' di 20, conosce il digitale e se ne serve , ma crede ancora nel fascino e nella magia di quel momento magico senza il quale quella particolare , unica, testimonianza di vita smarrirebbe il suo significato in una nebbia ispirativa fine solo a se stessa .

Luciano Pozzi

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